Manga-Man intervista Vanna Vinci (datata febbraio 2005) presso Kappa Edizioni di Bologna:
Questa volta ragazzi parleremo della mitica Vanna Vinci. Ricordo molto affettuosamente il 30 ottobre del 2000 quando l’ho vista per la prima volta nello stand della Hunter S.r.l. nel vecchio palazzetto dello sport a Lucca Comics. Cagliaritana di nascita la Vinci è premiata proprio a Lucca con lo Yellow Kid nel 1999 come migliore disegnatrice. Immersa nel mondo dell’illustrazione già dal 1987, anno in cui fonda con l’amica Licia Casula lo studio grafico Mow Mow, Vanna è nel mondo del lavoro da quasi 20 anni e sembra migliorare il suo stile anno per anno.
Ma passiamo alle domande vere e proprie all’autrice sarda che si chiama realmente Vanna e non Giovanna come ho sempre creduto…
Manga-Man: Quali sono stati i tuoi modelli di autori di fumetti, e cosa ti ha ispirato e spinto a buttarti in questa difficile professione? Hai fatto l’Accademia di Belle Arti o sei un’autodidatta?
Vanna Vinci: ho fatto il liceo scientifico come un sacco di altri fumettari… non sono mai stata una gran lettrice di fumetti, ne leggo pochissimi tutt'ora… ma lo stimolo ha scrivere a disegnare fumetti è venuto dalle storie brevi di Corto Maltese di Hugo Pratt… mi erano piaciute così tanto che all'inizio mi bastava anche solo ricopiare i personaggi… è venuto tutto così.
MM: Come ti sei conosciuta con i Kappa-boys e cosa vi ha spinto a lavorare sempre “a braccetto” dal 1997? Inoltre, che effetto ti fa disegnare le copertine di tutti i romanzi della vostra casa editrice? Ti diverti come quando schizzi personaggi come Andrea Baricordi, in versione Capitan Barikko, per la rubrica di Onepiece?
VV: I Kappa li ho incontrati alla fiera del libro, io ero con Antonio Serra allo stand della Kodansha… allora i manga fan erano silenziosi… bisognava tacere i propri amori nipponici o si era trattati come dei dementi… allo stand suddetto ci troviamo di fronte a due ragazzi, Barbara e Massimiliano, con una fanzine in mano… si trattava di Mangazine prima edizione! Da lì è nato questo sodalizio, che per la verità è prima di amicizia che di lavoro… Le copertine sono un lavoro di illustrazione come un altro… Barikko invece mi diverte da morire, è Andrea Baricordi al cubo… mi piacerebbe disegnarlo di più, ma è un periodo così pieno di impegni.
MM: Che rapporto hai con la città di Venezia e quasi tutta l’Italia settentrionale (Ombre, Una casa a Venezia e Aida al Confine ne sono un chiaro esempio)? Uno dei motivi è il tuo interesse verso l’occulto ed il mistero?
VV: L'Italia mi piace tutta, e credo che le città più belle in cui sono stata siano Roma, Napoli e Palermo… Venezia, che ho girato in lungo e in largo, è stata una scelta fatta a tavolino, la storia era per i giapponesi e quella è una città che loro amano molto e conoscono. Trieste è un grande amore. A Bologna ci abito e Milano è bellissima… ma l'occulto è il mistero non c’entrano. Napoli è una città misteriosissima e occulta… credo sia la location migliore per una storia del Mistero.
MM: Vorrei anche sapere come mai sei così attratta dal nord Europa e in particolare dall’Irlanda. Hai dei ricordi legati a questi luoghi o è una passione nata per motivazioni diverse. Il tuo personaggio di Lileian Browne è una ragazza così dinamica da sembrare te da giovane. Dico giusto?
VV: (occhio che il personaggio si chiama Lillian! NdVV) Non ho niente che mi leghi all'Irlanda, se non la lettura delle fiabe irlandesi di Yeats che mi hanno fatto paura o morire dal ridere… è solo che mi divertiva l'idea di una ragazzina un po’ borderline che vede i folletti… e questi sono un popolo di veri freakkettoni fuori di testa… io poi da ragazzina non ero affatto dinamica, come del resto adesso… sempre stata bradicardica!
MM: Nella lettura dei tuoi romanzi a fumetti si nota una grande affinità con tutti i tuoi personaggi come se appartenessero tutti ad un solo ed unico Mondo. È solo una mia impressione da visionario, oppure ho ragione?
VV: Io credo che sia vero, alla fine (e non l'ho detto io per prima!) spesso si scrive solo una storia…
MM: Il tuo stile è ricercatissimo, molto attento ad ogni particolare architettonico e scrupoloso nel voler vestire i personaggi in maniera sempre ricercata. Come ti poni di fronte alla moda e alla ricerca nella creazione dei tuoi lavori?
VV: I vestiti nel fumetto sono una caratterizzazione forte, quindi sto attenta a quella che metto addosso ai personaggi. Il mondo della moda mi ha sempre incuriosito, è così variabile… per quanto riguarda la componente architettonica, sono affascinata dalle città, dalle case, da tutti gli ambienti costruiti dall'uomo… certo, alcuni mi piacciono più di altri!
MM: Nel 1996, hai realizzato insieme a Giovanni Mattioli il volume "Una casa a Venezia" per la casa editrice Kodansha, pubblicato poi dalla Kappa Edizioni nei tre anni successivi. Che effetto ti ha fatto lavorare per i giapponesi? Sei rimasta soddisfatta?
VV: E' stato come lavorare con una casa editrice di Marte… per quanto abbiamo fatto tutto quello che ci pareva… è stato un po' complesso, almeno per me!
MM: Lavorando con la Sergio Bonelli Editore nel 1997 con Antonio Serra, sembra che sei rimasta molto legata al personaggio di May nella serie di Legs, realizzando anche vari episodi della compagna di Nathan Never. Che tipo di esperienza è oggi lavorare per la Bonelli, anche confrontandosi con il tuo quotidiano nella Kappa Edizioni.
VV: L'ho detto anche in altre interviste, per me lavorare su Legs e sui prodotti Bonelli è stato molto importante. Ho capito cosa voleva dire fare un lavoro con delle regole che non fossero le mie e basta! E' stato come fare le flessioni!
MM: Infine, ho notato dai calendari di uscita della mini-serie dei "Lupin III Millenium" che hai realizzato la storia: Il tesoro di Ottaviano. Che effetto fa disegnare un personaggio mitico come Lupin terzo che insieme a Mazinga-Z e Lady Oscar è stato uno dei punti di riferimento dell’animazione giapponese in Italia? Ti sei emozionata?
VV: La storia di fatto l'ho solo scritta per adesso… e mi piace molto! Lupin è un personaggio che ho amato molto, come tutti del resto… e mi piaceva l'idea di veder scorrazzare la banda in una Roma nottambula.
MM: Il cinismo e la terribile acidità de "La Bambina Filosofica" (il tuo più recente lavoro) quanto sono affini alla tua persona?
VV: Assolutamente si, lo sono... la bambina filosofica rispecchia un lato, decisamente il migliore, del mio carattere!
MM: Concludo facendo tante congratulazioni a Vanna Vinci per i suoi lavori e ringraziando la Kappa Edizioni per questa nuova e divertente intervista.
VV: Grazie a voi.
Ragazzi spero che questa intervista vi sia piaciuta tanto quanto a me è piaciuto realizzarla! Ora in base ai vostri pareri potrò andare avanti o cambiare di nuovo questo spazio. Fatemi sapere al più presto, per favore.
Un grosso ciao
dal vostro affezionatissimo
Manga-Man
Questa volta ragazzi parleremo della mitica Vanna Vinci. Ricordo molto affettuosamente il 30 ottobre del 2000 quando l’ho vista per la prima volta nello stand della Hunter S.r.l. nel vecchio palazzetto dello sport a Lucca Comics. Cagliaritana di nascita la Vinci è premiata proprio a Lucca con lo Yellow Kid nel 1999 come migliore disegnatrice. Immersa nel mondo dell’illustrazione già dal 1987, anno in cui fonda con l’amica Licia Casula lo studio grafico Mow Mow, Vanna è nel mondo del lavoro da quasi 20 anni e sembra migliorare il suo stile anno per anno.
Ma passiamo alle domande vere e proprie all’autrice sarda che si chiama realmente Vanna e non Giovanna come ho sempre creduto…
Manga-Man: Quali sono stati i tuoi modelli di autori di fumetti, e cosa ti ha ispirato e spinto a buttarti in questa difficile professione? Hai fatto l’Accademia di Belle Arti o sei un’autodidatta?
Vanna Vinci: ho fatto il liceo scientifico come un sacco di altri fumettari… non sono mai stata una gran lettrice di fumetti, ne leggo pochissimi tutt'ora… ma lo stimolo ha scrivere a disegnare fumetti è venuto dalle storie brevi di Corto Maltese di Hugo Pratt… mi erano piaciute così tanto che all'inizio mi bastava anche solo ricopiare i personaggi… è venuto tutto così.
MM: Come ti sei conosciuta con i Kappa-boys e cosa vi ha spinto a lavorare sempre “a braccetto” dal 1997? Inoltre, che effetto ti fa disegnare le copertine di tutti i romanzi della vostra casa editrice? Ti diverti come quando schizzi personaggi come Andrea Baricordi, in versione Capitan Barikko, per la rubrica di Onepiece?
VV: I Kappa li ho incontrati alla fiera del libro, io ero con Antonio Serra allo stand della Kodansha… allora i manga fan erano silenziosi… bisognava tacere i propri amori nipponici o si era trattati come dei dementi… allo stand suddetto ci troviamo di fronte a due ragazzi, Barbara e Massimiliano, con una fanzine in mano… si trattava di Mangazine prima edizione! Da lì è nato questo sodalizio, che per la verità è prima di amicizia che di lavoro… Le copertine sono un lavoro di illustrazione come un altro… Barikko invece mi diverte da morire, è Andrea Baricordi al cubo… mi piacerebbe disegnarlo di più, ma è un periodo così pieno di impegni.
MM: Che rapporto hai con la città di Venezia e quasi tutta l’Italia settentrionale (Ombre, Una casa a Venezia e Aida al Confine ne sono un chiaro esempio)? Uno dei motivi è il tuo interesse verso l’occulto ed il mistero?
VV: L'Italia mi piace tutta, e credo che le città più belle in cui sono stata siano Roma, Napoli e Palermo… Venezia, che ho girato in lungo e in largo, è stata una scelta fatta a tavolino, la storia era per i giapponesi e quella è una città che loro amano molto e conoscono. Trieste è un grande amore. A Bologna ci abito e Milano è bellissima… ma l'occulto è il mistero non c’entrano. Napoli è una città misteriosissima e occulta… credo sia la location migliore per una storia del Mistero.
MM: Vorrei anche sapere come mai sei così attratta dal nord Europa e in particolare dall’Irlanda. Hai dei ricordi legati a questi luoghi o è una passione nata per motivazioni diverse. Il tuo personaggio di Lileian Browne è una ragazza così dinamica da sembrare te da giovane. Dico giusto?
VV: (occhio che il personaggio si chiama Lillian! NdVV) Non ho niente che mi leghi all'Irlanda, se non la lettura delle fiabe irlandesi di Yeats che mi hanno fatto paura o morire dal ridere… è solo che mi divertiva l'idea di una ragazzina un po’ borderline che vede i folletti… e questi sono un popolo di veri freakkettoni fuori di testa… io poi da ragazzina non ero affatto dinamica, come del resto adesso… sempre stata bradicardica!
MM: Nella lettura dei tuoi romanzi a fumetti si nota una grande affinità con tutti i tuoi personaggi come se appartenessero tutti ad un solo ed unico Mondo. È solo una mia impressione da visionario, oppure ho ragione?
VV: Io credo che sia vero, alla fine (e non l'ho detto io per prima!) spesso si scrive solo una storia…
MM: Il tuo stile è ricercatissimo, molto attento ad ogni particolare architettonico e scrupoloso nel voler vestire i personaggi in maniera sempre ricercata. Come ti poni di fronte alla moda e alla ricerca nella creazione dei tuoi lavori?
VV: I vestiti nel fumetto sono una caratterizzazione forte, quindi sto attenta a quella che metto addosso ai personaggi. Il mondo della moda mi ha sempre incuriosito, è così variabile… per quanto riguarda la componente architettonica, sono affascinata dalle città, dalle case, da tutti gli ambienti costruiti dall'uomo… certo, alcuni mi piacciono più di altri!
MM: Nel 1996, hai realizzato insieme a Giovanni Mattioli il volume "Una casa a Venezia" per la casa editrice Kodansha, pubblicato poi dalla Kappa Edizioni nei tre anni successivi. Che effetto ti ha fatto lavorare per i giapponesi? Sei rimasta soddisfatta?
VV: E' stato come lavorare con una casa editrice di Marte… per quanto abbiamo fatto tutto quello che ci pareva… è stato un po' complesso, almeno per me!
MM: Lavorando con la Sergio Bonelli Editore nel 1997 con Antonio Serra, sembra che sei rimasta molto legata al personaggio di May nella serie di Legs, realizzando anche vari episodi della compagna di Nathan Never. Che tipo di esperienza è oggi lavorare per la Bonelli, anche confrontandosi con il tuo quotidiano nella Kappa Edizioni.
VV: L'ho detto anche in altre interviste, per me lavorare su Legs e sui prodotti Bonelli è stato molto importante. Ho capito cosa voleva dire fare un lavoro con delle regole che non fossero le mie e basta! E' stato come fare le flessioni!
MM: Infine, ho notato dai calendari di uscita della mini-serie dei "Lupin III Millenium" che hai realizzato la storia: Il tesoro di Ottaviano. Che effetto fa disegnare un personaggio mitico come Lupin terzo che insieme a Mazinga-Z e Lady Oscar è stato uno dei punti di riferimento dell’animazione giapponese in Italia? Ti sei emozionata?
VV: La storia di fatto l'ho solo scritta per adesso… e mi piace molto! Lupin è un personaggio che ho amato molto, come tutti del resto… e mi piaceva l'idea di veder scorrazzare la banda in una Roma nottambula.
MM: Il cinismo e la terribile acidità de "La Bambina Filosofica" (il tuo più recente lavoro) quanto sono affini alla tua persona?
VV: Assolutamente si, lo sono... la bambina filosofica rispecchia un lato, decisamente il migliore, del mio carattere!
MM: Concludo facendo tante congratulazioni a Vanna Vinci per i suoi lavori e ringraziando la Kappa Edizioni per questa nuova e divertente intervista.
VV: Grazie a voi.
Ragazzi spero che questa intervista vi sia piaciuta tanto quanto a me è piaciuto realizzarla! Ora in base ai vostri pareri potrò andare avanti o cambiare di nuovo questo spazio. Fatemi sapere al più presto, per favore.
Un grosso ciao
dal vostro affezionatissimo
Manga-Man
1 commento:
ODDIOOOO ma il disegno di LUPIN III è troppo stranooooo!! Non vedo l'ora di avere la possibilità di leggere sta storia!!! ^_______^
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